Padrino, sponsor formale (dal latino spondere, “promettere”), padrino maschile, madrina femminile, nel cristianesimo, uno che si fa garante per un altro nel rito del battesimo. Nel moderno battesimo di un neonato o di un bambino, il padrino oi padrini fanno una professione di fede per la persona che viene battezzata (il figlioccio) e si assumono l’obbligo di servire come procuratori per i genitori se i genitori non sono in grado o trascurano provvedere alla formazione religiosa del bambino, in adempimento delle promesse battesimali. Anche quando i genitori forniscono al loro bambino un’educazione religiosa, un padrino serve a incoraggiare la crescita spirituale del bambino nel tempo e si pone come esempio di un altro adulto con maturità in la fede. Nelle chiese che richiedono uno sponsor, è richiesto un solo padrino; due (nella maggior parte delle chiese, di sesso diverso) sono consentiti. Molte denominazioni protestanti consentono ma non richiedono che i padrini si uniscano al bambino naturale genitori come sponsor. Nella Chiesa cattolica romana, i padrini devono essere di fede cattolica.
La pratica del patrocinio non ebbe origine nel battesimo dei bambini ma nell’usanza che richiedeva che un pagano adulto che cercava il rito fosse accompagnato da un cristiano conosciuto al vescovo, un cristiano che poteva garantire per il richiedente e assumersi la sua supervisione. La parola greca per la persona che svolge questa funzione era anadochos, a cui il latino susceptor è equivalente. La parola sponsor in questo senso ecclesiastico compare per la prima volta nel trattato De baptismo di Tertulliano del II secolo. Gli sponsor a cui alludeva potrebbero essere stati in molti casi i veri genitori, e anche nel V secolo non si riteneva fosse inappropriato che lo fossero; Sant’Agostino in un passaggio sembra parlarne come una cosa ovvia che i genitori dovrebbero portare i loro figli e rispondere per loro, e il più antico rituale egizio porta una testimonianza simile. Altrove Agostino contemplò i maestri che portavano i figli degli schiavi, e naturalmente orfani e trovatelli venivano portati da altre persone benevoli.
La comparsa relativamente precoce, tuttavia, di nomi come compatres, commatres, propatres, promatres, patrini e matrinae sembra dimostrare non solo che il rapporto di sponsorizzazione era diventato molto stretto, ma anche che di solito non era assunto dai genitori naturali. Quanto fosse molto vicino è stato dimostrato dal divieto dell’imperatore Giustiniano di sposare padrini e figliocci. D’altra parte, la pratica anticamente consentita dei genitori di diventare sponsor dei propri figli, sebbene diventi gradualmente obsoleta, sembra essersi protratta fino al IX secolo, quando fu finalmente formalmente proibita dal Concilio di Magonza (813). Per molto tempo non ci sono state regole fisse sul numero di sponsor necessario o consentito e talvolta il numero effettivamente ipotizzato era elevato. Con il Concilio di Trento (1545-63), tuttavia, fu deciso che solo uno o al massimo due, questi non dello stesso sesso, dovrebbero essere consentiti. Nella Chiesa cattolica romana il rapporto spirituale stabilito tra lo sponsor e il battezzato, e gli sponsor e i genitori dei battezzati, continua a costituire un impedimento al sacramento del matrimonio.