Robert Boyle (Italiano)


Carriera scientifica

Boyle trascorse gran parte del 1652-54 in Irlanda a supervisionare le sue terre ereditarie e eseguì anche alcune dissezioni anatomiche . Nel 1654 fu invitato a Oxford e si stabilì all’università dal c. Dal 1656 al 1668. A Oxford fu esposto agli ultimi sviluppi della filosofia naturale e divenne associato a un gruppo di importanti filosofi e medici naturali, tra cui John Wilkins, Christopher Wren e John Locke. Questi individui, insieme ad alcuni altri, formarono lo “Experimental Philosophy Club”, che a volte si riuniva negli alloggi di Boyle. Gran parte del lavoro più noto di Boyle risale a questo periodo. Nel 1659 lui e Robert Hooke, l’abile inventore e successivo curatore di esperimenti per la Royal Society, completarono la costruzione della loro famosa pompa ad aria e la utilizzarono per studiare la pneumatica. Le scoperte risultanti riguardanti la pressione dell’aria e il vuoto apparvero nella prima pubblicazione scientifica di Boyle, New Experiments Physico-Mechanicall, Touching the Spring of the Air and Its Effects (1660). Boyle e Hooke scoprirono diverse caratteristiche fisiche dell’aria, compreso il suo ruolo nella combustione, nella respirazione e nella trasmissione del suono. Una delle loro scoperte, pubblicata nel 1662, divenne in seguito nota come “legge di Boyle”. Questa legge esprime la relazione inversa che esiste tra la pressione e il volume di un gas, ed è stata determinata misurando il volume occupato da una quantità costante di aria quando compressa da pesi differenti di mercurio. Altri filosofi naturali, tra cui Henry Power e Richard Towneley, hanno riportato contemporaneamente scoperte simili sull’aria.

Legge di Boyle

Dimostrazione della legge di Boyle che mostra che per una data massa, a temperatura costante, la pressione moltiplicata per il volume è una costante.

Encyclopædia Britannica, Inc.

Il lavoro scientifico di Boyle è caratterizzato dalla sua dipendenza dall’esperienza e dall’osservazione e dalla sua riluttanza a formulare teorie generalizzate . Sosteneva una “filosofia meccanica” che vedeva l’universo come un’enorme macchina o orologio in cui tutti i fenomeni naturali erano responsabili esclusivamente del movimento meccanico. I suoi contributi alla chimica si basavano su una “ipotesi corpuscolare” meccanica, una marca di atomismo che affermava che tutto era composto da particelle minute (ma non indivisibili) di una singola materia universale e che queste particelle erano differenziabili solo per la loro forma e movimento. Tra i suoi scritti più influenti c’erano The Skeptical Chymist (1661), che attaccava le nozioni aristoteliche e soprattutto paracelsiane allora correnti sulla composizione della materia e sui metodi di analisi chimica, e l’Origine of Formes and Qualities (1666), che utilizzava fenomeni chimici per supportare l’ipotesi corpuscolare. Boyle mantenne anche una ricerca per tutta la vita dell’alchimia trasmutazionale, sforzandosi di scoprire il segreto della trasmutazione dei metalli di base in oro e di contattare individui ritenuti in possesso di segreti alchemici. Nel complesso, Boyle ha sostenuto con tanta forza la necessità di applicare i principi e i metodi della chimica allo studio del mondo naturale e alla medicina che in seguito ha ottenuto l’appellativo di “padre della chimica”.

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