S. Tommaso d’Aquino

È in relazione alle scienze che alcune persone dubitano dell’affidabilità degli scritti di San Tommaso; e gli scettici pensano alle scienze fisiche e sperimentali, perché in metafisica si ammette che gli Scolastici siano maestri. Leone XIII richiama l’attenzione sulle seguenti verità: (a) Gli Scolastici non erano contrari all’investigazione. Tenendo come principio in antropologia “che l’intelligenza umana è condotta solo alla conoscenza delle cose senza corpo e materia dalle cose sensibili, hanno ben capito che niente era di maggiore utilità per il filosofo che cercare diligentemente nei misteri della natura, ed essere serio e costante nello studio delle cose fisiche “(ibid., p. 55) Questo principio fu ridotto alla pratica: San Tommaso, Sant’Alberto Magno, Roger Bacon e altri “prestarono grande attenzione alla conoscenza delle cose naturali” (ibid., P. 56). (B) La sola indagine non è sufficiente per la vera scienza. “Quando i fatti sono stati stabiliti, esso è necessario elevarci e applicarci allo studio della natura delle cose corporee, indagare sulle leggi che le governano e sui principi da cui sorgono il loro ordine e la loro variegata unità e mutua attrazione nella diversità “(p. 55).

Gli scienziati di oggi pretenderanno di essere ragionatori migliori di San Tommaso o più potenti in sintesi? È il metodo ed i principi di San Tommaso che Leone XIII raccomanda: “Se qualcosa è ripreso con troppa sottigliezza dai dottori scolastici, o troppo negligentemente affermato; se c’è qualcosa che male concorda con le scoperte di un’età successiva o, in una parola, è improbabile in qualche modo, non ci viene in mente di proporlo per imitazione alla nostra epoca “(p. 56). Così come San Tommaso, ai suoi tempi, vide un movimento verso Aristotele e studi filosofici che non poteva essere controllato, ma poteva essere guidato nella giusta direzione e fatto per servire la causa della verità, così anche Leone XIII, vedendo nel mondo del suo tempo uno spirito di studio e di indagine che potesse essere produttivo di male o di bene, non aveva voglia di controllarlo, ma decise di proporre un moderatore e maestro che potesse guidarlo sulle vie della verità.

Nessuna guida migliore avrebbe potuto essere scelta di Tommaso d’Aquino dalla mente lucida, analitica, sintetica e comprensiva. La sua straordinaria pazienza e correttezza nel trattare con filosofi che sbagliano, la sua approvazione di tutto ciò che era vero nei loro scritti, la sua gentilezza nel condannare ciò che era falso, la sua lucidità nel indicare la direzione verso la vera conoscenza in tutti i suoi rami, la sua attitudine e accuratezza nell’esprimere la verità: queste qualità lo contraddistinguono come un grande maestro non solo per il tredicesimo secolo, ma per tutti i tempi. Se qualcuno è incline a considerarlo troppo sottile, è perché non sa quanto chiare, concise e semplici siano le sue definizioni e divisioni. Le sue due somme sono capolavori di pedagogia e lo contraddistinguono come il più grande degli insegnanti umani. Inoltre, ha affrontato errori simili a molti che vanno sotto il nome di filosofia o scienza ai nostri giorni. Il razionalismo di Abelardo e altri evocarono i principi luminosi ed eterni di San Tommaso sui veri rapporti di fede e ragione. L’ontologismo fu fermamente confutato da San Tommaso quasi sei secoli prima dei giorni di Malebranche, Gioberti e Ubaghs (vedi Summa I: 84: 5) La vera dottrina sui principi primi e sugli universali, data da lui e dagli altri grandi Scolastici, è la migliore confutazione della critica di Kant alle idee metafisiche (vedi, ad esempio, “Post. Analyt”. , I, lect. Xix; “De ente et essentia”, c. Iv; Summa I: 17: 3 corp. E ad 2um; I: 79: 3; I: 84: 5; I: 84: 6 corp e ad 1um; I: 85: 2 ad 2um; I: 85: 3 ad 1um, ad 4um; Cfr. Indice di “Summa”: “Veritas”, “Principium”, “Universale”). Il moderno Panteismo psicologico non differisce sostanzialmente dalla teoria di un’anima per tutti gli uomini asserita da Averroè (vedere “De unit. Intell.” E Summa I: 76: 2; I: 79: 5). L’errore modernista, che distingue il Cristo della fede dal Cristo della storia, aveva come precursore il principio averroista che una cosa poteva essere vera in filosofia e falsa in religione.

Nell’enciclica “Providentissimus Deus” (18 novembre 1893) Leone XIII trae dagli scritti di San Tommaso i principi e le sagge regole che dovrebbero governare la critica scientifica dei Libri Sacri. Dalla stessa fonte scrittori recenti hanno tratto i principi che sono più utili nella soluzione delle questioni relative allo spiritismo e all’ipnotismo Dobbiamo quindi concludere che le opere di San Tommaso, così come le ha lasciate, forniscono un’istruzione sufficiente per scienziati, filosofi e teologi dei nostri tempi? Senza significato. Vetera novis augere et perficere – “Rafforzare e completare l’antico con l’aiuto del nuovo” – è il motto del restauro proposto da Leone XIII. Ci riposiamo.Tommaso vivente oggi adotterebbe e utilizzerebbe volentieri tutti i fatti resi noti dalle recenti indagini scientifiche e storiche, ma soppeserebbe attentamente tutte le prove offerte a favore dei fatti. La teologia positiva è più necessaria ai nostri giorni di quanto non lo fosse nel tredicesimo secolo. Leone XIII richiama l’attenzione sulla sua necessità nella sua Enciclica, e la sua ammonizione è rinnovata da Pio X nella sua Lettera sul Modernismo. Ma entrambi i pontefici dichiarano che la teologia positiva non deve essere esaltata a scapito della teologia scolastica. Nell’Enciclica “Pascendi”, prescrivendo rimedi contro il Modernismo, Pio X, seguendo in questo il suo illustre predecessore, dà il primo posto alla “Filosofia scolastica, soprattutto come insegnata da Tommaso d’Aquino”; San Tommaso è ancora “L’angelo delle scuole”.

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