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Un’escara (/ ˈɛskɑːr /; greco: eschara) è una macchia o un pezzo di tessuto morto che viene gettato via dalla superficie della pelle, in particolare dopo una ferita da ustione, ma visto anche in cancrena, ulcera, infezioni fungine, necrotizzante ferite da morso di ragno, morsi di zecca associati a febbri maculate ed esposizione all’antrace cutaneo. Il termine “escara” non è intercambiabile con “crosta”. Un’escara contiene tessuto necrotico, mentre una crosta è composta da sangue essiccato ed essudato.
Escara sulla parte posteriore del ginocchio in un paziente con linfangite causata da Rickettsia sibirica
Le escara nere sono più frequentemente attribuite in medicina all’antrace cutaneo (infezione da Bacillus anthracis), che può essere contratta attraverso l’esposizione di animali da allevamento, ma può anche essere ottenuta dall’esposizione a Pasteurella multocida in gatti e conigli. Un’infezione umana da rickettsiosi recentemente identificata, R. parkeri rickettsiosis, può essere differenziata dalla febbre maculosa delle Montagne Rocciose dalla presenza di un’escara nel sito di inoculazione. L’escara è talvolta chiamata ferita nera perché la ferita è ricoperta da tessuto necrotico nero, spesso, asciutto.
L’escara può essere lasciata staccarsi naturalmente, oppure può richiedere la rimozione chirurgica (debridement) per prevenire l’infezione, soprattutto nei pazienti immunocompromessi (ad es. se deve essere eseguito un innesto cutaneo).
Se l’escara è su un arto, è importante valutare i polsi periferici dell’arto interessato per assicurarsi che la circolazione sanguigna e linfatica non sia compromesso. Se la circolazione è compromessa, può essere indicata un’escarotomia o un’incisione chirurgica attraverso l’escara.